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Sul numero 46 di novembre 1911 de “La Tribuna Illustrata” apparve un articolo su uno stabilimento balneare americano a Boston che offriva alle sue clienti bagni di trippa.
Bagni di olio, di fragole e di… trippa
La rivista femminile Youth, molto diffusa nel Massachusetts, ne racconta una che merita di essere girata ai lettori della Tribuna Illustrata.
Youth, per chi lo ignori, significa “giovinezza”, e tanto per fare onore al suo titolo, la suddetta rivista si occupa di tutto quanto può tener lontano quel periodo fatale che le beltà un po’ appassite vedono con vero raccapriccio.
La Youth, dunque, nel suo ultimo fascicolo, ha dato una notizia strabiliante, ma che avrà fatto aprire il cuore alle speranze a più di una dama. Nientemeno è stato testé inaugurato a Boston uno stabilimento balneare per signore sole, nel quale non si fanno che bagni di olio, di latte, di fragole, di lamponi, e – horribile dictu – di trippa!
E sapete perché, lettrici amabili? Per “conservare a lungo la bellezza e la freschezza della carnagione”. Si capisce che le tariffe si elevano a prezzi favolosi, e che solo le donne predilette dalla dea Fortuna possono permettersi un lusso simile. Le altre, tutt’al più, dovranno accontentarsi di un vile bagno di… trippa, a meno che non preferiscano mangiarla alla genovese.
Le patrizie di Corinto – è noto – si tuffavano allegramente in caldaie colme di olio fino e profumato; le romane invece imitarono Poppea, che ogni giorno faceva due bagni col latte di trecento asine. Vennero poi (e furono praticati fino al secolo scorso) i bagni di fragole, di lamponi, i bagni di vino di Bordeaux, e i bagni di sangue, non umano, si capisce, ancora fumante. Oggi la scienza ha sostituito a quelli, i bagni di glicerina e i bagni elettrici.
La novità potrebbe essere rappresentata dai soli bagni di trippa, se nel decimosesto secolo non fosse stato tentato qualche cosa di simile, in Inghilterra, da un certo Kondil o – come dicono altri – Kondikle.
Come si vede, nihil sub sole novi!
In quei tempi, del resto, oltre a questi bagni strani quanto costosi, c’era l’uso delle maschere, che si applicavano sul volto, durante la notte. A Roma l’usanza era così comune, che era stata denominata “maschera domestica”; schiere di schiavi all’uopo destinati, fabbricavano ogni sera la maschera con farina di fava impastata con un olio mucillaginoso, raccolto nei nidi di uccelli marini.
Anche in Francia essa fu usata fino al secolo XVII; anzi si deve al re Enrico III una ricetta speciale per impastarla con fiore di farina e albume di uovo.
Oggi le “maschere domestiche” sono scomparse, per dare il posto ad altre non meno ripugnanti.
Vi sono vecchie signore mondane che pur di fermare, sia pure per qualche mese, sul loro volto avvizzito, le parvenze della freschezza, si pongono al viso, prima di andare a letto, delle fette di carne sanguinolenta, tenute ferme da bende di seta, che poi saranno sciolte al mattino.
L’operazione durò sette settimane, quarantanove giorni di supplizio e di dolore. Tutta la pelle della faccia fu bruciata chimicamente, quindi levata squama a squama. Dopo due mesi di spasimi atroci, una epidermide rosea, come di bambino, copriva il volto dell’attrice.
Del resto, oggi, i gabinetti da toilettes di talune mondane, sono dei veri e propri atéliers di pittori e di chimici. Si è giunti financo a ricoprire il volto di una vera maschera sottilissima e diafana, del colore della giovinezza. Essa è assai resistente e l’unico suo inconveniente è che dà al viso certi riflessi di ceramica, sì da far somigliare quelle che la adoperano, a tante pupattole di Norimberga.
Provare per credere!
t. r.
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Come ricorda Leo Codacci nella prefazione al volume originale, in “Troppa Trippa” Indro Neri ha proposto “uno studio, una ricerca accurata, un atto di amore che esaltano la stessa storia tenuta in vita a Firenze dai ventisette trippai” ed il volume, che era di quasi duecento pagine ma viene ora ripubblicato in agili Quaderni, “è anche far poesia di quella vera… particolarmente per la trippa”. In questa deliziosa ricerca, che aveva impegnato l’autore per tre lunghi anni, era contenuta la storia dei trippai dall’antichità ad oggi, le ricette toscane sulla trippa, quelle regionali da tutta Italia e quelle caratteristiche di ogni nazione oltre ad indicazioni culinarie ripescate da antichi manoscritti o grazie alla tradizione popolare; e ancora curiosità sulla trippa, notizie sulle confraternite italiane e straniere per la promozione della trippa nel mondo, la trippa nella poesia, nella letteratura e nei fumetti, modi di dire e proverbi sulla trippa e molto altro ancora. Tutti questi contenuti – rivisti ed ampliati da nuove ricerche – vengono ora raccolti periodicamente nella collana dei Quaderni di TroppaTrippa.com, pubblicazioni tematiche per la gioia di chi ama la trippa anche se è troppa.
Fiorentino, editore, scrittore e giornalista, dal 1997 Indro Neri si occupa di trippa, collabora regolarmente a riviste, siti Internet e blog, ed ha al suo attivo numerosi libri. Appassionato di viaggi e di storia della gastronomia italiana e straniera, è stato ospite di Rai Uno e Rete 4 in veste di esperto di trippa nel mondo ed è tuttora regolarmente invitato a presenziare fiere, concorsi ed eventi gastronomici sul quinto quarto. Uno dei fondatori della Accademia della Trippa nel 2008, nel 2019 è stato insignito del titolo di Commendatore d’Onore della Confraternita d’la Tripa di Moncalieri e dal 2023 fa parte della North American Tripe Association. Indro è sempre disponibile per collaborazioni, interventi e presentazioni sulle mille curiosità legate al tema della trippa.
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