“Per vivere, non per mangiare”: così c’è scritto sulla porta del refettorio del Santuario di San Romedio e nessun motto potrebbe essere più vero, almeno nella mia interpretazione. Arrivare a piedi fino al santuario trentino – una passeggiata sottozero di prima mattina attraverso campi di meli, poi nel bosco ed infine fra le gole del torrente omonimo tra pareti di roccia a strapiombo – è stata infatti un’esperienza che consiglio a tutti di vivere almeno una volta, fatta con la scusa di assaggiare la trippa ma dettata soprattutto dalla voglia di assaporare in prima persona, passo dopo passo, anche ogni momento di questa tradizionale celebrazione religiosa della Val di Non.
Anche se nel resto d’Italia il 15 gennaio si ricorda San Mauro abate, in questa vallata trentina i calendari riportano invece il nome di San Romedio, ed il simbolo gastronomico delle celebrazioni del patrono sono appunto scodelle calde e fumanti di trippa con le quali i pellegrini si possono rifocillare dopo aver raggiunto a piedi il luogo sacro, arroccato su uno sperone di roccia. Il posto è davvero paradisiaco, uno dei pochi ancora non raggiunti dal WiFi, ed il tempo qui improvvisamente sembra rallentarsi. Un orso di legno mi accoglie all’ingresso del santuario (ma scopro poi che uno vero in carne ed ossa è in letargo proprio sotto al convento) a ricordarci la figura del santo che appunto si racconta abbia addomesticato quello che gli aveva sbranato il cavallo. Da allora San Romedio in ogni rappresentazione iconografica è raffigurato appunto affiancato da questo animale.
Dopo un primo “aperitivo di benvenuto” con vin brulé, prosciutto cotto e formaggio di malga, i volontari dei Nuclei Volontari Alpini sono stati impegnati a servire il “piatto del pellegrino” ovvero ben due quintali di trippa precedentemente preparata nelle cucine del vicino Pineta Nature Resort, complesso turistico che dall’11 al 19 gennaio è anche sede della quinta edizione del festival Trentino Trippa.
La trippa al sugo era buona, dal sapore bilanciato, non necessariamente troppo tenera ma decisamente un piatto corroborante dopo la lunga camminata di avvicinamento al Santuario di San Romedio, e soprattutto in previsione della ripida escursione del dopo pranzo necessaria per rientrare al punto di partenza.