15 Novembre 2015

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Il nuovo quaderno

La trippa di Fernando Pessoa

Nato a Lisbona il 13 giugno 1888, Fernando António Nogueira Pessoa è considerato uno dei maggiori letterati di lingua portoghese e, accanto a Pablo Neruda, uno dei poeti più rappresentativi del XX secolo. Di professione traduttore, o meglio, come lui stesso scrisse “corrispondente straniero in imprese commerciali” che lo videro impegnato anche nel giornalismo e nella pubblicità, si considerava poeta e scrittore per vocazione.

Nella letteratura si scompose in varie altre personalità: la grande creazione estetica di Pessoa è infatti considerata l’invenzione degli eteronimi. A differenza degli pseudonimi, gli eteronimi sono personalità poetiche complete: identità che, inizialmente inventate, divengono autentiche attraverso la loro personale attività artistica, diversa e distinta da quella dell’autore originale. Grazie agli eteronimi, Pessoa condusse una profonda riflessione sulle relazioni che intercorrono fra verità, esistenza e identità.

I quattro eteronomi più noti sono Ricardo Reis, Alberto Caeiro, Bernardo Soares ed Álvaro de Campos. Come Álvaro de Campos ci ha regalato un poema interamente dedicato alla “dobrada à moda do Porto”, la trippa alla moda di Porto, poesia che qui viene riportata nella versione originale seguita da una libera traduzione in italiano:

Um dia, num restaurante,
Fora do espaço e do tempo,
Serviram-me o amor
Como dobrada fria.
Disse delicadamente ao missionário da cozinha
Que a preferia quente,
Que a dobrada (e era à moda do Porto)
Nunca se come fria.
Impacientaram-se comigo.
Nunca se pode ter razão, nem num restaurante.
Não comi, não pedi outra coisa, paguei a conta
E vim passear para toda a rua.
Quem sabe o que isto quer dizer?
Eu não sei, e foi comigo…
(Sei muito bem que na infância de toda a gente
Houve um jardim,
Particular ou público, ou do vizinho.
Sei muito bem que brincarmos era o dono dele.
E que a tristeza é de hoje).
Sei isso muitas vezes,
Mas, se eu pedi amor, porque é que me trouxeram
Dobrada à moda do Porto fria?
Não é prato que se possa comer frio,
Mas trouxeram-mo frio.
Não me queixei, mas estava frio,
Nunca se pode comer frio, mas veio frio.

Un giorno, in un ristorante,
Fuori dallo spazio e dal tempo,
Mi hanno servito amore
Sotto forma di un piatto di trippa fredda.
Pacatamente ho detto al cameriere
Che l’avrei preferita calda
Che la trippa (alla moda di Porto)
Non viene mai mangiata fredda.
Si sono stizziti.
Uno non può aver ragione neanche al ristorante.
Non l’ho mangiata, non ho chiesto altro, ho pagato
E sono uscito a passeggiare per strada.
Chissà cosa significa tutto questo?
Sono il primo a non saperlo, ed è successo a me…
(Lo so bene che nell’infanzia di ognuno di noi
C’è stato un giardino
Privato o pubblico, o del vicino.
Lo so bene che giocarvi dentro ce lo ha fatto sentire nostro.
E che oggi resta solo tristezza).
L’ho capito molte volte.
Ma, se ho chiesto amore, perché mi hanno portato
Trippa alla moda di Porto fredda?
Non è un piatto che si mangia freddo.
Ma me lo hanno portato freddo.
Non ho protestato, ma era freddo.
Non andrebbe mai mangiato freddo, ma era freddo.

© Aerostato / TroppaTrippa.com

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