Su Internet si trova di tutto e di più. Ora poi, in questo Far West dell’Intelligenza Artificiale, che permette di farsi scrivere interi testi e farsi disegnare illustrazioni, non c’è più limite alla fantasia umana. Certo è che gli articoli ottenuti in maniera automatica si riconoscono lontano un miglio, così come le illustrazioni elettroniche che più spesso che no includono elementi grafici a caso. Uno di questi articoli spazzatura (mai il “Non ti curar di lor, ma guarda e passa” dantesco fu più attuale) è “Michael Jackson mangia il lampredotto e beve vino Chianti a Firenze romanzo sul re del Pop“, un titolo che la dice lunga sul vero scopo, essendo pieno di termini-esca per tutti i gusti (“Michael Jackson”, “lampredotto”, “vino Chianti”, “Firenze”, “re del Pop”) che invitano a cliccarci sopra.
Recentemente pubblicato, si tratta di una accozzaglia di parole scritte chiaramente da una macchina senza alcun intervento editoriale, illustrate da otto vignette digitali con didascalia, e suddivise in una serie di sezioni e paragrafi infarciti di banali spiegazioni, ripetizioni e link scelti ad arte: una strategia che fa contenti i motori di ricerca ed aumenta la visibilità in rete. Con altri strumenti di Intelligenza Artificiale, il tutto è stato poi convertito in un video e caricato anche su YouTube per raggiungere chi ormai si fa una “cultura” guardando solo videoclip sui social.
“L’idea di questo romanzo nasce da un aneddoto reale: Michael Jackson visitò Firenze nel 1997 e si dice che abbia assaggiato il lampredotto, un piatto tipico street food della città fiorentina”. Me l’ero perso nei miei ventisette anni di ricerche sulla trippa? Ricontrollando ho scoperto di no (in realtà Michael Jackson ha davvero visitato Firenze in almeno due occasioni, ma è stato nel 1988 e nel 2006, non nel 1997).
Da questo primo paragrafo di apertura il “romanzo” continua sciorinando una serie di frasi lapalissiane scritte per riempire pagine di altro testo insulso. Nel leggerlo saltano subito agli occhi: la struttura all’inglese del paragrafo, corto e ripetitivo, tipico delle creazioni di testi digitali; le illustrazioni imprecise (in una di queste Michael Jackson ha addirittura tre mani); la confusione che nel testo viene fatta fra trippa e lampredotto (ed i suoi condimenti), la mancanza di una rigorosa coerenza temporale, e le discutibili scelte linguistiche (per esempio quando si riferisce al trippaio come allo “chef fiorentino”). In chiusura non manca un’altra perla autoincensante: “Il romanzo Michael Jackson che mangia il lampredotto a Firenze è una storia divertente e commovente che offre una prospettiva inedita sulla vita del Re del Pop”.
Fatemi il piacere.